La storia

Moresco, è uno dei borghi più belli d’Italia, di circa seicento abitanti, sito a cavaliere su una collinetta in posizione di fortilizio sulla valle dell’Aso, a m. 405 sul livello del mare, circondato da Monterubbiano, Lapedona e Montefiore dell’Aso (AP).

Sull’origine mancano notizie sicure. Come i paesi vicini ebbe le immigrazioni dei giovani Sabini “per voto di primavera sacra” inoltre dalle città della costa mediterranea orientale. Dopo la caduta dell’impero romani si ebbero le invasioni di varie popolazioni germaniche, tra cui i Goti, e nel secolo VIII le invasioni degli Arabi, i quali costituirono, in Sicilia, in Campania e altrove le loro stabili e fiorenti sedi. Il vocabolo Moresco deriverebbe da “Mori”.

Mancano documenti sulla origine del castello di Moresco, fortilizio militare con intorno le case di agricoltori ed artigiani che dettero incremento al paese. La torre baronale, alta, sormontata la terrazza con cuspide, tipica dell’architettura araba, ha dato probabilmente la connotazione di Moresco a questo castello. Fino al 1918 conservava ancora una robusta terrazza sulla quale poggiava la cuspide, andata distrutta, in detto anno, quando venne restaurata e munita, alla sommità, di una elegante merlature ghibellina.

Secondo una tradizione attendibile, la costruzione risalirebbe al V secolo. L’invasione dei Goti condotti da Alarico, determinò nel 415 una vera calamità a Fermo, a Monterubbiano e nei dintorni, ragion per cui i Fermani avrebbero costruito Moresco, quale propugnacolo avanzato per cautelarsi da ulteriori assalti nemici. Il primo documento che nomina Moresco riguarda un corso d’acqua con il suo ponte. Il dato principale del secolo XI è l’esistenza del nobile Tebaldo conte di Moresco, nipote del vescovo Uberto e attivo nell’amministrazione vescovile.

Alterne vicende lo posero sotto la giurisdizione di Fermo, con la cittadinanza secondo lo Statuto dei Fermani e, a periodi, nel dominio immediato della Camera apostolica di Roma. Ecco una lettera dell’anno 1248, in cui è assegnato alla giurisdizione di Fermo dal Cardinale Ranieri, vicegerente del papa Innocenzo IV nelle Marche. “Raniero cardinale del titolo di Santa Maria in Cosmedin, gerente del papa nella Tuscia, nel Ducato di Spoleto e nella Marca d’Ancona al Capitano, al Consiglio ed al Comune di Fermo, salute !”. Prosegue poi in una interessante esposizione sulla liberazione di Fermo dalla tirannide. In sostanza, il Cardinale asserisce che, dato che i Fermani sono ritornati alla Chiesa, accogliendo le loro richieste, la sede apostolica conferma i diritti di privilegi già concessi a Fermo. ” Non solo osserveremo noi tali privilegi -continua il cardinale- ma li faremo osservare. Osserveremo poi i privilegi concessivi dagli Imperatori cattolici specie quelli sulla fascia costiera e i diritti delle ‘comunanze’ (comuni) del vostro Contado come Monterubbiano, Monte Santa Maria (Montegiorgio), Ripatransone e altri.” Restituisce solennemente a Fermo, Torre di Palme, il castello di Grottammare ed il castello di Moresco, castelli tolti all’imperatore Federico II, ora deposto. Nel 1258 re Manfredi, in grazia di servizi ricevuti dalla città di Fermo, conferma le concessioni del padre Federico II alla città con la giurisdizione sui castelli di Marano, Boccabianca, Torre di Palme, Monturano, Moresco, Massignano, Loro, Torre San Patrizio, Grottammare, Monte San Martino, Petritoli, Montefiore, Monterubbiano.

I signori, Giorgio di Bordone e Crescenzio di Sant’Andrea (castello presso Cupramarittima), con atto in data 11 giugno 1266 (era di venerdì) rogato dal notaio Nicoletto Benvenuti, vendettero le loro proprietà e diritti che avevano su Moresco, al Comune di Fermo, rappresentato dal podestà Lorenzo Tiepolo, veneziano (colui che fece costruire la rocca, tuttora esistente, di Porto San Giorgio), figlio del doge di Venezia, poi doge egli stesso. Il prezzo di vendita fu di lire 500.

Dopo tre giorni, il 14 giugno alla presenza di alcuni testimoni, Andrea, Aldovrandino e Grimaldo, figli di Rinaldo di Sant’Andrea nipoti del detto Crescenzio, approvarono tale vendita. Promisero inoltre di osservare i patti per sempre. Il Comune di Fermo affidò Moresco ad un castellano e di esso ebbe sempre molta cura, essendo vicino a Monterubbiano ed a Montefiore dell’Aso, alleato questo di Ascoli Piceno, antagonista di Fermo.

Il 13 marzo 1272 papa Gregorio X che si trovava al Lione, scrive al Rettore della Marca che Fermo può riscattare per 10.000 libre una castello a scelta o Moresco o Montefalcone. Nel 1273 questo papa scrive al castellano di Moresco, Pietro Ispano, di restituire il detto castello al Comune di Fermo. “Gregorio Vescovo, servo di Dio, al nostro diletto figlio Pietro Ispano castellano del Castello di Moresco della diocesi fermana, salute ed apostolica benedizione. Vogliamo e comandiamo per mezzo di lettere apostoliche… che tu restituisca senza alcuna difficoltà al Comune di Fermo il castello di Moresco, che tu tieni in custodia a nome nostro e della Chiesa Romana. Dato al Lione, il 10 febbraio (quattro giorni alle idi di febbraio), nell’anno secondo del pontificato”.

Nel 1276 il comune di Fermo, con atto rogato dal notaio Bongiovanni del maestro Altidona, assegnava al Rettore della Marca il possesso di Moresco e di altri castelli. Nicolò III Papa, nel 1278 restituì a Fermo, il possesso di vari castelli; essi sono: Torre di Palme, Marano (Cupramarittima), Grottammare, Montefalcone e Moresco. Questi castelli erano stati tenuti in ostaggio per i danni arrecati dai Fermani a Monte San Pietrangeli.

A metà secolo XIV, da mezzo secolo la Curia Papale si era trasferita in Avignone. A Fermo ci furono le tirannie di Mercenario da Monteverde (ucciso nel 1340) poi di Gentile da Mogliano (dal 1346 circa). Innocenzo VI nel 1353 inviò il cardinale Albornoz, che, poco a poco, riconquistò con accortezza e, occorrendo, con la forza, le Marche e lo Stato Pontificio al Papa. Nel 1355, con la lettera datata: Fermo 22 settembre, l’Albornoz ordinava ai comuni delle terre et castra di inviare i procuratori (sindaci) per prestare nelle sue mani il giuramento di fedeltà ed altri obblighi dovuti a Fermo. Tra essi figura il Castrum Morisci. Gentile da Mogliano era condannato a morte in contumacia.

Nel 1433 il conte Francesco Sforza occupò le Marche e tutto lo Stato Fermano. Cinse Monterubbiano di poderose mura. Suo fratello Alessandro Sforza, in guerra con Alfonso d’Aragona, nel 1442 si ritirò con le sue truppe a Monterubbiano; vi rimase per cinque mesi da gennaio a maggio, recando danni ai paesi vicini fra cui Moresco, obbligando i cittadini di Monterubbiano, Moresco e degli castelli limitrofi a somministrare alle truppe vino, olio, fieno, legna e danaro. I soldati non solo depredarono Moresco e i paesi vicini, ma le loro insolenze li spinsero in molti altri castelli del Contado Fermano ove spogliando poderi, case e magazzeni. L’oppressione finì con la cacciata dello Sforza da Fermo nel 1445.

Fermo teneva in gran conto il torrione di Moresco valorizzando la sua grande importanza strategica. Era insidiosa la vicinanza con Montefiore, castello allora alleato di Ascoli. E nel 1481, a Moresco si verificò un grave fatto di sangue, dovuto alle continue rivalità tra Ascoli è Fermo. Il dottor Pellegrino Morroni di Fermo, che si trovava nel castello di Moresco, venne ucciso proditoriamente da alcuni monterubbianesi. Seguì il processo che rivelò queste lotte.

Sisto V, il grande Pontefice marchigiano, con bolla del 13 dicembre 1586, creò a Montalto, sua patria, il Presidato di Montalto, facendolo dipendere direttamente dalla Santa Sede e dai tribunali di Roma. Tale Presidato aveva giurisdizione su Moresco insieme come su Ripatransone, Castignano, Force, Cossignano, Montelparo, Montemonaco, Montefiore, Montefortino, Montedinove, Monterubbiano, Offida, Patrignone, Porchia, Rotella, S. Vittoria in Matenano.

Nel 1648 Moresco aveva dei soldati con un sergente. In quell’anno era sergente tal Giovanni Morelli, cittadino di Moresco, il quale, il 7 luglio 1648, guidò i soldati moreschini a Fermo, chiamativi dal Capitano Leone Montani a portare man forte in occasione dell’uccisione di Mons. Umberto Visconti, Governatore di Fermo, avvenuta nello stesso 7 luglio. Ciò risulta dal volume del processo contro gli uccisori di questo governatore Visconti.

I Presidato durò circa due secoli e fu abolito dall’invasione di Napoleone nel 1797.Durante il primo Regno Italico, Moresco fu aggregato insieme con il Comune di Lapedona a quello di Altidona, che fu capoluogo con sede di un Vice Governatore. Nel 1808 Napoleone divise ancora le Marche in tre Dipartimenti: Metauro, Musone e Tronto (di questo ultimo era capitale Fermo), Moresco venne aggregato a Monterubbiano insieme con Torchiaro. Caduto Napoleone ed avvenuta la reintegrazione del Governo Romano Pontificio (1815) i comuni vennero separati, ma in seguito Moresco venne nuovamente aggregato da Leone XII ad Altidona capoluogo e sede di Podestà e tale rimase fino quando tornò autonomo nel 1848. Tale rimase fino al 1 gennaio 1869, anno in cui, in applicazione del Regio Decreto 16 luglio 1868, alcuni maggiorenti del paese trattarono una pacifica aggregazione al Comune di Monterubbiano, contro la quale non fu sollevata alcuna manifesta opposizione.

È interessante una statistica presentata nel 1862 al prefetto di Ascoli Piceno, Cav. Scelsi. Da essa risultano i seguenti dati relativi alla demografia di Moresco. Nell’anno 1862: case n. 218, famiglie n. 176, abitanti n. 761, chiese n.4, parrocchie n.1, conventi n.3, persone del culto n.3, elettori politici n.7, elettori amministrativi n.28, sanitari n.2.

Nel 1910 Moresco riottiene l’autonomia, avvenimento di grande importanza e festeggiato: nei manifesti murali di esultanza per la riconquistata autonomia, si scrisse: “Vada il nostro plauso ed il nostro affettuoso saluto al degno rappresentante del gentile Abruzzo on. Mezzanotte”. ” Il popolo accoglie con viva gioia il deputato del Collegio Alceo Speranza”. Il paese circonda di venerazione i suoi prediletti figli che seppero dar prova di elevato patriottismo”. “Moresco lieta della rivendicata autonomia, saluta gli ospiti illustri che la onorano della gradita presenza”. In una parete della Sala Consiliare fu applicata una lapide in marmo. Nel decreto di autonomia si legge: ” Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’Italia. Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato. (art.1) La frazione di Moresco è distaccata dal Comune di Monterubbiano, e costituita in Comune autonomo… Roma addì 25 giugno 1910. Vittorio Emanuele.

La proposta di rivendicazione dell’antica autonomia fu presentata al Parlamento Italiano dall’onorevole Camillo Mezzanotte del Collegio di Chieti, sostenuto dal Deputato del Collegio di Fermo on. Alceo Speranza. Nel fascicolo inviato al Parlamento risulta che appoggiarono la domanda di separazione i Comuni dell’allora collegio politico di Fermo e precisamente: Fermo, Altidona, Lapedona, Porto San Giorgio, Pedaso, Cupramarittima, Monte Vidon Combatte, Petritoli, Montegiberto, Montottone, Belmonte Piceno, Grottazzolina. Il Comune di Monterubbiano non ostacolò il movimento e, cavallerescamente, inviò due qualificati suoi rappresentanti alla cerimonia di insediamento del ricostituito Comune.

La prima seduta consiliare ebbe luogo il 19 marzo 1911, giorno di San Giuseppe, con la partecipazione di tutti i consiglieri neo-eletti, che erano:

  1. Capotosti Lorenzo,
  2. Capotosti cav.uff.Giuseppe,
  3. Capotosti dott. Francesco,
  4. Centini Luigi,
  5. Scotucci Rufino,
  6. Mircoli Ascenzo,
  7. Meci Pietro,
  8. Centini Giuseppe,
  9. Centini Felice,
  10. Magnaguadagno Lorenzo,
  11. Amurri Antonio,
  12. Nori dott. Anselmo,
  13. Lauri Patrizio,
  14. Marsili Pio,
  15. Brasca Goffredo.

Fungeva da segretario assunto il sig. Eugenio Brandimarte. Venne eletto sindaco il sig. Lorenzo Capotosti con voti 14 su 15 e una scheda bianca; gli assessori effettivi: Centini Felice e Meci Pietro; assessori supplenti: Marsili Pio e Brasca Goffredo. Al sindaco si volle riconoscere l’opera svolta per il conseguimento dell’autonomia nella quale era stato validamente coadiuvato da vari fratelli, eletti consiglieri. L’iniziativa era incoraggiata dal giovane avvocato Anselmo Nori e dal professore Camillo Carpini, docente di fisica in Chieti ed amico del deputato di quel collegio politico On. Camillo Mezzanotte, che aveva presentato al Parlamento di progetto di legge sopra ricordato. Moresco ebbe un costante aumento della popolazione che nel 1802 contava 704 abitanti nel 1864 ne aveva 881, poi a fine secolo oltre i 900. Fino al 1961 la popolazione aumentava.

“MORESCO” del prof. Gabriele Nepi

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